Piazza Europa, 1 – 61020 Monteciccardo (PU)
Tel.: 0721 910208
Eretta: ab immemorabili
Festa del titolare: 20 Gennaio
Persone n.: 500
Parroco: Sac. Giuseppe Cenci
Chiesa parrocchiale San Sebastiano Martire in Monteciccardo - Pesaro
Fu castello antichissimo e potente. Esso è menzionato in un documento del 1283 dell’Archivio Vaticano tra i castelli citra Foliam (cfr.: A. Olivieri, Memorie della Badia di S. Tommaso in Foglia nel contado di Pesaro, p. 149; O. T. Locchi, La Provincia di Pesaro ed Urbino, 1934, p. 697). In esso trovò riparo Nicolò Piccinino dopo la disfatta di Monteluro, con pochi dei suoi, dopo essersi rifugiato nel castello di Montelabbate. La prima chiesa parrocchiale era antichissima e dedicata a S. Sebastiano. E’ tradizione che fosse situata su di una collinetta verso S. Angelo in Lizzola ove, fino al 1600, si osservavano grosse pietre appartenenti ad essa. (Don F. Fabbri, ms. oliv. A c. 120 t.)
L’attuale chiesa parrocchiale, situata nei pressi del castello, intitolata a S. Sebastiano Martire, è a libeccio del castello, fuori delle mura, a circa cento passi dalla porta nuova, così detta perché cavata nel maschio d’una torre diroccata, la cui muraglia laterale va parallela con la strada maestra che conduce al castello. Non vi è alcuna memoria di quando questa chiesa sia stata eretta a parrocchia; ma da una carta esistente nel “Libro della Sacra Visita” del 1703 (Visita Filippo Spada), questa chiesa era “parrocchiale” già nel 1445, di questa carta si fa menzione nelle memorie del Beneficio di S. Girolamo. Parimenti non vi è memoria se questa chiesa sia stata consacrata. Essa non ha sotto di sé chiese filiali; ha, peraltro, annessa la chiesa di S. Daniele Profeta. Nemmeno vi è alcuna memoria che, a sua volta, sia “filiale” di nessun’altra chiesa. Dalla visita pastorale del De Simone risulta che la chiesa parrocchiale era stata restaurata tra il 1732 e il 1736 al tempo del vescovo Spada (1702-1738), aveva quattro cappelle, un pulpito e sepolture gentilizie, ma soprattutto aveva una bella e preziosa pala d’altar maggiore di Bartolomeo Gentile da Urbino, datata 1508, rappresentante la Madonna in trono con il Bambino circondata da quattro santi (S. Sebastiano, S. Pietro apostolo, S. Francesco d’Assisi e S. Caterina vergine e martire) (cfr.: De Simone, 1776-1777, Tomo I, pp. 213).
Durante il passaggio del fronte, nel 1944, la chiesa parrocchiale fu distrutta quasi completamente, come del resto tutto il paese e, ricostruita dalle fondamenta durante l’episcopato di Mons. Bonaventura Porta, è stata consacrata l’8.09.1951. Da allora è sempre stata tenuta nel massimo ordine dai parroci Don Antonio Bartolucci (1937–1957), Don Giuseppe Del Prete (06.04.1957–30.10.1972) e, dall’01.11.1972, Don Giuseppe Cenci.
All’interno del castello si trovava una così detta chiesa della Scuola che risultava una delle più antiche del luogo. Nella visita del De Simone (1776-77) risulta che aveva sede in una “camera della comunità” situata sopra la vecchia porta del castello. Vi si insegnava a leggere, a scrivere e la lingua latina.
Chiesa del Conventino
Il Conventino di Monteciccardo fu fondato nel 1519 per assolvere ad una promessa fatta alla Madonna da Ser Bernardino Fabbri, possidente e uomo d’affari del luogo, per essere stato accolto, durante una notte burrascosa, nel convento dei frati Serviti di Calibano. Il convento, costituito di chiesa e abitazione, prese il titolo e il nome di S. Maria delle Grazie e fu gestito prima da P. Pietro da Pesaro, poi dal priore P. Domenico Briganti, ambedue del convento dei Servi di Maria di Pesaro. Ma la vedova di Ser Bernardino con un codicillo del 1529 pretese ottenerne l’indipendenza dalla Comunità Servita di Pesaro. La funzione culturale e spirituale del Conventino, lungo i secoli, fu molto importante per la popolazione locale. Purtroppo, con l’unità d’Italia, anche esso fu indemaniato e, benché la chiesa continuasse ad essere officiata fin agli anni ’50/’60 del XX secolo, il convento rimase in abbandono per molti anni e andò in deperimento. Il Comune di Monteciccardo negli anni 1980/1990 restaurò tutto il complesso e lo adibì a esposizioni artistiche, mostre e vendite di prodotti agroalimentari (cfr.: Luciano Tomassini, Monteciccardo, tra il passato e il presente, Nuova Editrice Spada, 1985, pp. 88-94).