OMELIA DI S.E. MONS. SANDRO SALVUCCI*
in occasione della Notte Santa del Natale del Signore
Basilica Cattedrale, 25 dicembre 2023
La prima domanda che il Signore rivolge all’uomo, dopo il peccato originale dei nostri progenitori (siamo nelle primissime pagine della Sacra Scrittura) è: “Dove sei?”.
L’uomo eclissa dal volto di Dio, si nasconde dalla Sua presenza e sprofonda nel buio. Adamo è un uomo disorientato, che ha perso il suo posto nella creazione, perché ha creduto di diventate potente, di poter dominare tutto, di diventare Dio. E l’armonia si è rotta.
L’uomo sbaglia. E questo si ripete anche nella relazione con l’altro, che non è più il fratello da amare, ma soltanto l’altro che disturba la propria vita, il proprio benessere oppure l’altro da possedere, da dominare, da sfruttare.
Ma anche davanti alle efferatezze di cui gli animali della nostra specie sono capaci, Dio continua a chiedere: “Uomo, dove sei?” E diversamente da noi, il Signore continua a cercare questo uomo perso, pauroso, pieno di rabbia, di aggressività e non smetterà mai di farlo: non per fargliela pagare, ma per salvarlo, per usargli misericordia, per restituirgli la dignità di figlio perduta, per donargli la bellezza della vita fraterna, per dirgli che è apparsa la grazia di Dio che porta la salvezza a tutti gli uomini. L’uomo può restare umano solo alla presenza di Dio, di cui porta impressa l’immagine della somiglianza.
Ecco, allora, che il mistero grande del Natale, quel Bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia, è il vertice assoluto della risposta di Dio che cerca l’uomo. E lo fa non più inviando messaggeri e profeti, come ha già fatto diverse volte nei tempi antichi, ma facendosi Egli stesso uomo, per noi, per la nostra salvezza.
E’ qui la buona notizia del Vangelo, per me, per te, per ogni uomo. E’ qui l’annuncio di una grande gioia dato dall’angelo ai pastori. C’è una rappresentazione della Natività, tipica dell’arte pittorica del ‘500-‘600 (come l’“Adorazione dei pastori” di Rubens) che raffigura il Bambino Gesù luminosissimo, la cui luce squarcia il buio che lo circonda e raggiunge, illuminandoli, i volti di Maria, di Giuseppe, dei pastori e degli angeli. E’ un’immagine bellissima e molto significativa. E’ una parola di luce che continua ad essere donata a questa umanità. E’ un segno che alimenta la grande speranza, nascosta nelle piccole luminosità delle vite di coloro che la sanno accogliere, tenere in sé e, attraverso di sé, lasciarla ardere e parlare per rompere il buio.
E’ vero, attorno a noi continua ad essere notte, ma se accogliamo la luce di Gesù, fissando il nostro sguardo su di Lui, che a Natale contempliamo così piccolo e fragile, se ci lasciamo illuminare dalla Sua presenza in noi e in mezzo a noi, possiamo diventare dei punti luminosi nella notte che riverberano la luce di Cristo, per dare speranza al mondo.
Auguriamoci in questo Natale di poter vivere davvero da figli della luce. Dice san Paolo agli Efesini: “Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della Luce”. In questa Notte Santa ci sentiamo particolarmente vicini ai popoli che vivono il dramma della guerra, specialmente nella terra stessa di Gesù, e invochiamo con tutto il cuore il principe della pace, perché coloro che hanno in mano le decisioni e le sorti dei popoli si convertano a progetti di pace.
Questa notte rallegriamoci e scaldiamo i nostri cuori alla luce del Bambino Gesù.
Buon Natale a tutti.
+ Sandro Salvucci
*(trascrizione non rivista dal relatore)