Che insegnante era Gesù? La domanda posta da mons. Sandro Salvucci durante la Concelebrazione eucaristica di inizio d’anno scolastico tenutasi venerdì scorso in Cattedrale e promossa dall’AIMC (Associazione Maestri Cattolici), ha stuzzicato l’attenzione degli insegnanti, degli alunni e dei genitori presenti.
E’ stato lo stesso Vangelo del giorno (Lc 8,1-3) a offrire molti spunti per comprendere come Gesù facesse scuola.
Innanzitutto, ha sottolineato l’Arcivescovo, egli camminava accanto ai suoi discepoli, “predicando e annunciando”, ma senza mai imporre il proprio punto di vista: sollevava piuttosto domande, inducendo chi lo ascoltava a riflettere, a giudicare le sue parole e a prendere una posizione personale.
Le sue, però, non erano domande relative solo alla conoscenza, quelle a cui oggi si può rispondere facilmente cliccando su Google e chiedendo aiuto all’Intelligenza Artificiale. Erano domande che solo un insegnante in carne ed ossa può tirare fuori, può “e-ducere”: domande profonde, che soprattutto nel nostro tempo vengono spesso soffocate dalle distrazioni quotidiane e che riguardano le esigenze fondamentali del cuore di ogni persona.
Spesso i discepoli pongono delle domande a Gesù, anche quando racconta una parabola: “Maestro che cosa significa?”. E Gesù con pazienza li ascolta e spiega, così come quando essi sbagliano.
E come spiega Gesù? Spiega attraverso la vita, l’esperienza, la storia: attraversando strade e villaggi, incontrando persone, richiamando ad osservare un tramonto, un albero di fichi che non dà frutti, una vite con i tralci. E così aiuta i discepoli a comprendere la realtà, a crescere nella intelligenza delle cose, nel “leggere dentro” le cose.
Ma il Vangelo diceva anche che Gesù e la sua “classe” erano circondati dalle donne: mi piace pensare, ha detto l’arcivescovo, che queste donne rappresentino la comunità, che aiuta e sostiene la scuola di Gesù. A noi contemporanei questo dice che la società deve prestare tantissima attenzione alla scuola, tanta cura, perché sostenerla significa preparare il futuro. La scuola è l’investimento più duraturo e importante di una società per i suoi figli e le nuove generazioni.
Vogliamo bene alla scuola, ha concluso don Sandro, sosteniamo il lavoro faticoso e bello degli insegnanti e affidiamoli al Signore. Ne va del nostro futuro.
Pesaro 22 settembre 2023 Paola Campanini