“Beati i costruttori di pace” (Mt. 5,9). Le parole di Gesù, citate più volte da papa Francesco nei suoi numerosi appelli alla pace di questi ultimi tempi, hanno ispirato quest’anno anche il tema degli oratori della nostra diocesi, riunitisi, mercoledì 21 giugno, al Parco Miralfiore, per la dodicesima manifestazione di “Oratorinsieme”: un evento gioioso e festoso, che finalmente, dopo quattro anni di pausa per la pandemia, è stato possibile riproporre e che ha coinvolto oltre 2.600 ragazzi, con i loro educatori, i parroci e il responsabile don Giuseppe Fabbrini.
Cuore della festa è stato, dunque, il tema della pace, richiamato esplicitamente sia dalla lettura del passo della Genesi riguardante l’arca di Noè sia dal grande arcobaleno collocato al centro del palco come “simbolo di unità e di promessa”.
Ma il richiamo alla pace non poteva avvenire senza un riferimento alla realtà drammatica della guerra, con il suo terribile potere distruttivo. L’ha ricordata, infatti, l’arcivescovo Sandro, che ha voluto leggere le parole scritte – in occasione della Via Crucis svoltasi nell’aprile scorso presso il Colosseo – da Irina (ucraina) e Albina (russa), due amiche infermiere che lavorano a Roma: “La morte intorno. La vita che sembra perdere di valore. Tutto cambiato in pochi secondi: l’esistenza, le giornate, la spensieratezza della neve d’inverno, l’andare a prendere i bambini a scuola, il lavoro, gli abbracci, le amicizie. Non abbiamo più la voglia di sognare e di vivere. La rabbia ha lasciato il posto alla rassegnazione”.
Di fronte alla tragedia “di una terra, diventata tenebrosa come il Golgota”, le due amiche ponevano una domanda, ragionevole e pienamente giustificata, che ognuno dei presenti avrebbe potuto fare propria e rivolgere al grande “Crocifisso degli oratori”, introdotto poco prima nell’anfiteatro e collocato vicino all’arcobaleno: “Signore dove sei? Tu hai detto che ci ami, ma questo amore noi non lo vediamo e la cosa ci fa impazzire. Parlaci e insegnaci a fare pace, a essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che è stato distrutto”.
“Ecco ragazzi: ha detto l’arcivescovo. Mentre nel mondo ci sono uomini che si esercitano nell’arte della guerra, voi, che siete negli oratori, vi state esercitando nell’arte della pace”.
Queste parole, che di primo acchito potrebbero sembrare eccessivamente ottimistiche, risultano in realtà profondamente vere se calate nella vita di ogni giorno: nei gesti quotidiani, negli incontri con gli altri, nelle parole scambiate, nei momenti condivisi.
Certamente costruisce la pace l’impegno di tanti giovani volontari che gratuitamente dedicano il tempo delle loro vacanze alla formazione dei più piccoli.
Certamente si costruisce la pace offrendo alle famiglie un servizio sociale utilissimo.
Certamente si costruisce la pace, mettendosi in rapporto, attraverso la preghiera comune di ogni giorno, con il Padre buono che dà significato e valore alla vita di tutti.
Certamente si costruisce la pace sperimentando la gioia di essere comunità, di divertirsi tra amici, di imparare a donarsi agli altri, di essere inclusivi.
Nell’osservare quella folla rumorosa e colorata di ragazzi festanti, tornava alla mente l’esortazione di papa Francesco a “stimare, rispettare, valorizzare” i giovani, perché essi sono “l’adesso di Dio”.
Pesaro 21 giugno 2023 Paola Campanini