Pesaro 25 marzo 2022
Non è stata una “formula magica” la preghiera con cui Papa Francesco, venerdì 25 marzo, ha voluto consacrare tutta l’umanità, ma in particolare l’Ucraina e la Russia, al Cuore Immacolato di Maria. Si è trattato piuttosto di un gesto di pieno affidamento con cui i figli “nella tribolazione di questa guerra crudele e insensata che minaccia il mondo, ricorrono alla Madre. Come i bambini che, quando sono spaventati, vanno dalla mamma a piangere, a cercare protezione”.
Un gesto tra i più universali del Pontificato di Francesco, con un testo diffuso in 35 lingue, per coinvolgere le Chiese di ogni angolo del Pianeta e implorare la pace, come domandò la Madonna a Fatima nel 1917.
Con questo spirito di comunione, anche la nostra realtà diocesana si è riunita lo stesso giorno intorno all’Arcivescovo Piero Coccia – in Cattedrale o collegandosi attraverso RossiniTV – per partecipare a una Santa Messa e recitare la preghiera di consacrazione alla Vergine.
Particolarmente attinente al tema dell’incontro era la liturgia del giorno, che faceva memoria dell’Annunciazione. Quegli imperativi rivolti dall’Angelo a Maria infatti – Rallegrati, Non temere – li sentiamo ancora oggi rivolti a ciascuno di noi, che soprattutto in questi tempi abbiamo bisogno di sentirci dire “non temere”. Ma non bastano le rassicurazioni umane. Occorre la presenza di Dio. “Il Signore Gesù è la pace”, ha sottolineato l’Arcivescovo. E’ Lui che cancella il male, spegne il rancore, estingue l’avidità e ci libera dalle tante guerre e dalle tante contraddizioni, personali e contestuali, che da soli non riusciamo a risolvere. “Il primato è della Grazia” ha ricordato il Papa.
Quale invece il nostro ruolo? Mendicare questa Grazia, contemplarla nella preghiera, convertirsi al Padre, accogliendo il Suo perdono e donandogli così la gioia di rialzarci.
“Non teniamo dentro di noi le nostre miserie”, raccomanda Francesco, portiamole al Signore, che è molto più grande dei nostri errori e può trasformarli da motivo di desolazione in opportunità di resurrezione.
Solo da questa riconciliazione continua può avvenire un’azione veramente rinnovata, di cui l’Arcivescovo ha individuato soprattutto due forme: la condivisione (e questa guerra ha fatto emergere tante belle esperienze in questo senso anche nella nostra città) e l’educazione alla pace, nelle famiglie, nelle scuole, nelle parrocchie e in tutte le comunità ecclesiali.
A conclusione poi di tutta la celebrazione, si è levata, insieme al Pontefice, la preghiera: “Maria, in quest’ora buia vieni a soccorrerci e consolarci…Come hai fatto a Cana di Galilea, ripeti ancora a Dio “Non hanno più vino”, perché oggi abbiamo esaurito il vino della speranza, si è dileguata la gioia, si è annacquata la fraternità. In quest’ora l’umanità, sfinita e stravolta, ha bisogno di affidarsi a te, di consacrarsi a Cristo attraverso di te. Il popolo ucraino e il popolo russo, che ti venerano con amore, ricorrono a te, mentre il tuo Cuore palpita per loro e per tutti i popoli falcidiati dalla guerra, dalla fame, dall’ingiustizia e dalla miseria…Guidaci sui sentieri della pace, Tu che sei ‘di speranza fontana vivace’”.
Paola Campanini