OMELIA DI S.E. MONS. SANDRO SALVUCCI
in occasione della Messa per la Solennità di Maria Madre di Dio
Basilica Cattedrale 31 dicembre 2023
Un altro anno se ne va e forse molti di noi desiderano che se ne vada il più in fretta possibile. Certamente questo sguardo è determinato dalla situazione internazionale, dalle guerre in corso, che, insieme a tanti altri motivi, sono causa di preoccupazione. Tutto questo però può farci dimenticare anche il bene che c’è, che c’è stato e che ci circonda. Abbiamo ragioni per chiedere scusa, ma anche ragioni per dire grazie.
Questa sera, pur riconoscendo le nostre deficienze e omissioni da affidare alla misericordia di Dio, lasciamo che prevalga il sentimento di gratitudine e valorizziamo quei germogli di bene che abbiamo visto spuntare dall’inizio dell’anno appena trascorso sia nella nostra vita personale e familiare sia in quella comunitaria.
Desidero condividere un pensiero che mi è suggerito dalla Liturgia del 1°gennaio della Solennità di Maria Santissima, Madre di Dio, che abbiamo ascoltato e che fa da ponte tra l’anno vecchio e il nuovo.
Parto da una considerazione che riguarda il terribile conflitto che si sta consumando in Israele, per comunicarvi un fatto che forse è sconosciuto a molti. Già da alcuni anni sono nati un movimento di donne e madri israeliane (Women Wage Peace = le donne dichiarano pace) e un movimento di donne e madri palestinesi (Women of the Sun) che si sono unite per alzare la voce e chiedere ai leaders politici responsabili di impegnarsi a mettere fine al conflitto palestinese, che provoca la morte di tanti civili e tanti bambini. Questi due movimenti, collegati tra loro, comprendono migliaia di madri che non sopportano di veder morire i loro figli e che hanno promosso tante iniziative, tra le quali una marcia lunghissima per tutto il paese di Israele, che ha unito donne arabe con il velo e donne israeliane. Dopo l’attacco del 7 ottobre questi movimenti sono diventati più attuali che mai e continuano la loro azione silenziosa ma decisa. Queste madri dicono: come mai nelle decisioni che riguardano il conflitto non ci sono donne, ma quasi solo uomini? Le madri palestinesi e israeliane chiedono con forza delle soluzioni, perché non possono più sopportare di veder morire i propri figli.
Risale a pochi giorni fa la notizia che una delle istituzioni che fanno parte del Comitato del Premio Nobel ha proposto questi due movimenti come candidati per il prossimo premio Nobel per la Pace. Questa piccola notizia, che si perde tra le notizie più rilevanti o più frivole che ci sommergono, mi suggerisce, insieme alla Festa di Maria Madre di Dio, una riflessione. La pace e la speranza sono femminili non in senso grammaticale, ma nel senso che possono essere promosse dalle donne, dalle madri. Mi viene da pensare che saranno le donne e le madri a salvare il mondo, perché le madri sono custodi della vita. Il 1° gennaio è la festa di Maria. Da lei è nato Gesù il Salvatore, il principe della pace. La pace ha origine da una madre. E mi piace pensare che sia questo il motivo per cui il primo giorno dell’anno è stato scelto per celebrare la Giornata Mondiale della Pace.
Per guardare al futuro con speranza abbiamo perciò bisogno di più maternità, di più senso di accoglienza, cura, custodia della vita. Ci chiediamo cosa possiamo fare di più in questo tempo in cui anche la maternità fisica è in crisi, a causa soprattutto della cultura in atto. Lo dicono le statistiche, che riguardano anche il nostro territorio. Quando ero parroco, nella mia comunità di tredicimila abitanti, il numero dei funerali era il triplo di quello dei battesimi.
Maria che è Madre di Gesù, di quel Figlio nel quale tutti noi siamo adottati, oggi invita tutta la Chiesa di cui Maria è madre a generare figli nella fede e nella carità, perché c’è anche una crisi delle nostre comunità a generare figli, a generare cristiani. Questo è il vero tema del nostro tempo.
Per quanto mi riguarda, ho deciso di fare un piccolo gesto in difesa della vita: sostenere il CAV, la cui casa Aldina ha la necessità di riparare il tetto.
Ognuno faccia la sua parte, affinché la comunità ecclesiale e civile siano sempre più espressione di maternità, perché entrambe hanno bisogno di una madre per crescere e diffondersi.
+ Sandro Salvucci
(trascrizione non rivista dall’autore)