Passi della riflessione dell’arcivescovo Sandro Salvucci
“Non vivo più io, ma Cristo vive in me” (S. Paolo): queste parole mi risuonavano mentre in processione tenevo nelle mani il pane eucaristico…
Il cibo materiale viene assimilato, cioè “diventa simile” a noi, diventa nostra energia, nutre il nostro organismo. Con il pane eucaristico invece avviene l’inverso: è Gesù che ci assimila a sé, ci rende somiglianti a Lui, facendoci non perdere, ma ritrovare la nostra vera umanità. Il procedere nelle strade è il simbolo di ciò che siamo chiamati a vivere nella quotidianità: estendere l’azione di salvezza di Cristo, essere la sua presenza, la sua carezza, il suo perdono.
Il corpo di Cristo noi lo associamo immediatamente al pane eucaristico, ma il corpo di Cristo è la Chiesa. Dobbiamo vivere la comunione con Cristo e con i fratelli; infatti, prima di invitarci alla mensa del Signore, la Chiesa ci invita a scambiarci la pace.
Qualcuno potrebbe non sentirsi degno di fare la comunione, perché non si sente così simile a Cristo. Ma l’eucarestia non è il premio per i buoni, è la medicina dei malati, e dona un cuore di carne, che prova gli stessi sentimenti di Gesù. Non smettiamo perciò di fare la comunione, ma affidiamoci alla misericordia di Cristo. Assimilare sempre più l’umanità di Cristo è grazia, ma noi possiamo mettere la nostra povera umanità a disposizione di Lui.