“Laudato si’, mi’ Signore, cum tucte le tue creature”: inizia così il notissimo Cantico che san Francesco compose ad Assisi, contemplando la straordinaria bellezza del Creato, la sua complessità, le forme di vita splendidamente variegate in cui si dispiega il miracolo della natura. Una “casa comune” affascinante, messa a tema da Papa Francesco nell’enciclica che dall’incipit della “Laus creaturarum” prende il nome.
Questa “casa”, però, oggi ha bisogno di particolare “cura”, perché tutta la sua bellezza risulta ferita e si è incrinato il prodigioso equilibrio che la regge: cambiamenti climatici, scioglimento di ghiacciai, desertificazione crescente, eventi naturali estremi, disboscamento delle aree equatoriali, scomparsa di migliaia di specie vegetali e animali.
E’ uno squilibrio che genera la dolorosa percezione di una minaccia incombente non solo sulla natura, ma anche sugli uomini, soprattutto sui poveri del mondo, che subiscono maggiormente le conseguenze di questa aggressione.
Tale scenario, reso ancora più inquietante dall’attualità della drammatica alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna, viene delineato nel docu-film “La Lettera”, realizzato dal Movimento “Laudato si’”, proiettato in anteprima mondiale in Vaticano e riproposto venerdì 19 maggio a Pesaro presso Palazzo Antaldi, alla presenza dell’arcivescovo Sandro e di rappresentanti di altre religioni.
L’evento, inserito all’interno del Festival dello Sviluppo sostenibile e patrocinato dall’Arcidiocesi e dal Dicastero per lo sviluppo umano integrale, è stato promosso dal Circolo “Laudato si’’” Pesaro Colli e Castelli, nato circa due anni fa allo scopo di diffondere i contenuti dell’enciclica e il suo messaggio di “ecologia integrale”. Sono stati proprio alcuni suoi componenti – Enrico Gennari, Elisa, Alessandro, Daniele – a introdurre brevemente il film, i cui protagonisti (un capo indigeno dell’Amazzonia, un rifugiato senegalese, un’attivista indiana e una coppia di scienziati hawaiani), convocati a Roma da una lettera del Papa, si ritrovano uniti, pur appartenendo a religioni e culture differenti, nell’essere vittime degli sconvolgimenti naturali, ma anche nel coltivare speranze di pace, giustizia e cura del creato, connesse indissolubilmente tra loro.
“Essere consapevoli della crisi climatica, dice il Papa, significa conoscerne le cause”. A nulla infatti servirebbe combatterne i sintomi, senza ricercarne la radice. Lo chiedono soprattutto i giovani, che più degli altri ne subiranno gli effetti.
Per la scienza le cause sono gli stili di vita, i sistemi di produzione e di consumo, i modelli di sviluppo, lo sfruttamento irrazionale della natura, il trionfo dell’interesse privato sulla ricerca del bene comune.
Ma c’è un’altra causa “a monte”: l’uomo ha dimenticato che la creazione non gli appartiene e, in un delirio di autosufficienza, ha deificato il proprio potere su di lei.
L’origine della crisi ambientale risiede non fuori, ma dentro l’uomo: nella sua coscienza, nella concezione che ha di sé. Per questo, dice ancora il Papa, “non ci può essere rinnovamento ambientale senza il rinnovamento culturale dell’umanità”. Così come “non ci può essere un’ecologia dell’ambiente senza un’ecologia dell’uomo”.
Solo recuperando il senso della comune, originaria dipendenza, le persone potranno ritrovarsi unite in un abbraccio, in una fraternità empatica e solidale e impegnarsi nella cura di quella “casa comune” che, come scriveva san Francesco, “de Te, Altissimo, porta significatione”.
Pesaro, 20 maggio 2023 Paola Campanini