Troppo spesso i riflettori dei mass-media e dell’opinione mondiale rimangono spenti sull’Africa. Camminare con spirito sinodale, significa anche aprirsi, conoscere, condividere le speranze e le ferite di tanti popoli desiderosi di pace e di progresso.
Proprio per gettare un fascio di luce su uno di questi popoli, quello del Sud Sudan, l’Ufficio per la Pastorale Missionaria, con il suo direttore padre Michele Sardella, ha invitato alla Veglia di preghiera – presieduta venerdì 22 ottobre in Cattedrale dall’Arcivescovo Piero Coccia – padre Davide Orlandini, della Compagnia di Gesù, promotrice di attività missionarie e di cooperazione internazionale in varie parti del mondo.
Dal suo coinvolgente racconto, supportato dalle immagini di un video, è emersa la storia drammatica di questo martoriato paese, situato nell’Africa subsahariana e facente parte del Sudan fino al 2011.
Una storia antichissima e complessa: dominato in origine dagli Egizi e poi dagli Ottomani, il Sudan diventa protettorato inglese in seguito alla spartizione coloniale degli Stati africani da parte dei Paesi europei decisa nella Conferenza di Berlino (1885).
Benché riesca nel 1956 ad affrancarsi dagli Inglesi, resta un paese dilaniato al suo interno da enormi differenze, tra un Nord egemonizzato dagli Arabi e dalla cultura islamica e un Sud abitato da popolazioni di colore, divise in tribù e con tradizioni tipicamente africane. Una situazione che provoca lunghe guerre civili con milioni di morti e di profughi, finché, nel 2011 le tribù del Sud trovano unità contro il “nemico” Nord e con l’appoggio della comunità internazionale conquistano l’indipendenza.
Ma proprio quando sembra che il Paese abbia trovato un po’ di pace e di speranza, esplodono le differenze fra le tribù e una nuova guerra civile provoca innumerevoli vittime: il tutto in un contesto di povertà inimmaginabile.
Dentro questa drammaticità accade, verso la metà del sec. XIX, un fatto importante per la storia del Sudan: da Verona parte un gruppo di missionari, tra cui Daniele Comboni, il quale dà vita ad un’originale azione missionaria per “salvare l’Africa con l’Africa”: un’azione non solo di aiuto alle popolazioni indigenti, ma anche di formazione dei sacerdoti africani e di educazione dei giovani, condizione indispensabile per il cambiamento.
Attualmente la Chiesa del Sud Sudan è molto impegnata nel promuovere condizioni che favoriscano la pace e il dialogo. Un processo che stenta però ad avanzare, per le ferite interne ancora aperte e per l’ingerenza di Stati esterni che sfruttano le risorse di quei luoghi. I Vescovi coraggiosamente denunciano le intimidazioni, gli attentati subiti anche dai cristiani, i quali però continuano la loro opera, dimostrando che la Chiesa non ha rancore, perdona ed è una presenza affidabile.
“Questa sera ci è stata testimoniata una Chiesa multinazionale dello Spirito anziché dell’Economia e della Finanza, ha detto l’Arcivescovo. Una chiesa sofferente e perseguitata, che tuttavia non rinuncia ad annunciare il Vangelo. Proprio come Pietro e Giovanni, i quali, difronte alla irritazione dei capi del popolo che li diffidavano dal parlare di Gesù, risposero: Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”.