Omelia di S. E. Rev.ma Mons. Piero Coccia
in occasione delle esequie di Don Orlando Bartolucci
Parrocchia Santa Maria Assunta in Montecchio 26 maggio 2020
In questo momento, il sentimento dominante dentro ciascuno di noi credo che sia quello dello smarrimento. Ai decessi di quattro sacerdoti diocesani, avvenuti nel giro di quasi tre mesi, oggi si aggiunge, in maniera inaspettata, quella di don Orlando. Ci sentiamo sconvolti e forse persi. Ma siamo guidati dalla fede nel Signore e dalle parole di San Paolo le quali non svelano il mistero né della vita né della morte, ma ci rassicurano che “tutto concorre al bene per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno” (Rm 8,28). Per il credente è questa la prospettiva con cui guardare la vita nel suo insieme, compresa la morte.
Di fronte alla scomparsa di don Orlando oltre le parole di S. Paolo ci siano di aiuto anche quelle della liturgia che stiamo celebrando.
Isaia (25. 6a . 7-9) ci dà una certezza allorché afferma: “Il Signore eliminerà la morte per sempre…asciugherà le lacrime su ogni volto”. Queste parole ci confortano anche di fronte al dolore provocato dalla morte di don Orlando.
Nell’Apocalisse (14, 13) S. Giovanni ci conferma quanto detto da Isaia ma con una precisazione. Il Signore dice all’Apostolo: “Scrivi: d’ora in poi, beati i morti che muoiono nel Signore. Sì essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono”. Don Orlando ora riposa dalle tante sue fatiche e le opere da lui compiute lo seguono come credito presso il Signore da lui amato.
Il Vangelo (Gv 6, 37-40) ci riporta le parole di Gesù il quale afferma: “E’ questa la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo 2 risusciti nell’ultimo giorno”. La vita e il bene fatto da don Orlando, sono nelle mani del Signore e noi abbiamo la certezza che nulla andrà perso, ma ampiamente ricompensato.
Carissimi sia la luce della parola del Signore a guidarci oggi e nel futuro quando avvertiremo ancora di più la mancanza fisica di don Orlando, pur potendo contare sulla sua presenza espressa in altra maniera.
Vado oltre. La morte di una persona ci interpella sempre nel profondo dell’animo. Del resto il nostro patrimonio interiore preziosissimo, perché è esso a guidarci nella vita, è fatto da tanti insegnamenti, da tante testimonianze, da tanti esempi di persone conosciute, stimate ed amate. E’ questo patrimonio che costituisce la vera eredità di coloro che ci lasciano.
Nel nostro caso quale è l’eredità che don Orlando ci affida perché tutti ne potessimo fare tesoro?
Don Orlando è stato parroco, amato, sollecito e storico. Tre aggettivi che credo focalizzino bene il suo ministero nella parrocchia di S. Maria Assunta in Montecchio.
Parroco amato. Don Orlando ha amato la sua comunità ed è stato da essa riamato. Sentiva la parrocchia come sua famiglia. Ad essa ha dedicato le migliori risorse ed energie, non risparmiandosi. La sua dedizione alla comunità non ha avuto limiti, è stata totale, appassionata ed entusiasta. Il suo è stato un bell’esempio di parroco tra la gente e per la gente nel segno della generosità e di una presenza fedele nel tempo ed in tutte le situazioni.
Parroco sollecito. Nelle tante volte che sono venuto a Montecchio, spesso ho definito don Orlando parroco “sollecito”, cioè persona fortemente presa dalla sollecitudine per la comunità. La sua era una sollecitudine creativa. Don Orlando quando aveva delle idee su di esse elaborava dei progetti che poi puntualmente realizzava. Tutto ciò a livello pastorale come anche strutturale. Valga l’esempio dei campi scuola da lui tanto amati, dei pellegrinaggi a cui teneva moltissimo, come anche la realizzazione di due opere di cui 3 andava fiero: l’oratorio e il prolungamento dell’aula liturgica della chiesa. Due preziose strutture a servizio della popolazione di Montecchio, realizzate con coraggio, determinazione e sacrificio.
Parroco storico. La stampa locale in questi giorni spesso ha definito don Orlando parroco storico di Montecchio. Ho riflettuto su questa definizione cercando di coglierla nella sua profondità ed essenzialità. Don Orlando è stato parroco storico non solo perché ha guidato comunità di S. Maria Assunta per ben 36 lunghi anni, ma anche per un’altra ragione. La sua storia sacerdotale si è intrecciata con la storia della comunità e dei suoi componenti: singole persone, famiglie, istituzioni, organizzazioni lavorative ed altro. Ogni volta che venivo rimanevo colpito dal fatto che lui sapesse tutto di tutti. La sua vita è stata un tutt’uno con quella della comunità.
Facilitato da un carattere portato alla relazione, a volte anche con tratti di simpatica ironia, è stato vicino alla sua gente nei momenti della gioia come anche in quelli del dolore e della sofferenza. Ha accompagnato, ha confortato, ha illuminato con la luce del Vangelo tante persone soprattutto nei momenti della difficoltà.
Nonostante la morte che ha bussato alla porta della nostra Arcidiocesi e a quella della parrocchia di S. Maria Assunta, ringraziamo il Signore per averci dato don Orlando e ricordiamolo come parroco amato, sollecito e storico.
Ringrazio la comunità e in particola modo i collaboratori diretti che hanno sostenuto don Orlando nelle varie iniziative svolte a vantaggio di tutti.
Manifesto gratitudine ai sacerdoti della Vicaria per la bella testimonianza di comunione presbiterale con don Orlando che hanno realizzato nel corso degli anni.
Esprimo riconoscenza sincera alla famiglia di don Orlando per averlo seguito sempre, soprattutto in questi ultimi mesi della sua malattia.
Cari fedeli preghiamo intensamente il Signore perché ci dia un supplemento di forza e di coraggio per guidare una barca con un equipaggio numericamente sempre più ridotto ma generoso su cui poter contare.
Preghiamo il Signore perché le nostre comunità vivano serenamente questa stagione della chiesa di Pesaro segnata da cambiamenti, sapendoli valorizzare per la crescita della propria fede.
Sia lodato Gesù Cristo.